Voglio iniziare questo mio articolo, rispondendo a due delle domande più frequenti: “Cosa è una routine?” e “Quando la si usa?”, con l’obiettivo di essere il più semplice e diretta possibile, evitando inutili tecnicismi, anche perché poi voglio chiudere questo mio articolo con un esercizio pratico che ho utilizzato con una bravissima atleta che sto seguendo e che contribuirà a rendere ancora più chiaro il concetto.
La routine è fondamentalmente una serie di azioni e di passaggi che vengono eseguiti, sempre uguali, in determinati e specifici momenti; la routine ha perciò un inizio e una fine ben precisi.
La sua finalità è quella di andare a creare/ricreare le condizioni e le situazioni migliori possibili per fare al meglio ciò che ti stai preparando ad eseguire.
In genere utilizzo la routine in modi diversi in funzione dello sport e della situazione, due però sono le situazioni tipiche in cui mi trovo ad applicarla più spesso:
- Prima della gara, per creare in maniera sempre più facile ed automatica lo stato d’animo più adatto per affrontare la competizione
- Prima dell’esecuzione di un particolare gesto tecnico dove ci sia il tempo materiale per eseguire la routine (ad esempio lo swing o il putt nel golf, il servizio nel volley o nel tennis, il tiro libero nel basket, il calcio di rigore o di punizione nel calcio, la touche o il calcio piazzato nel rugby e così via), per massimizzare ad esempio le possibilità di riuscita e la buona esecuzione del colpo.
Il segreto di una buona routine è la ripetizione, cioè più la alleni e più ti diventa automatica, utile ed efficace.
Prima però di passare a descriverti come ho ultimamente utilizzato la routine, ci tengo a chiarire una cosa: la routine non c’entra nulla con la scaramanzia!
Un sacco di volte mi è capitato di trovare negli spogliatoi atleti, che mettevano sempre le stesse mutande o la stessa maglietta prima della partita (il più delle volte tra una partita e l’altra almeno la lavavano) perché… “gli portava bene”!
Ecco… la routine non ha nulla a che vedere con tutto questo! Non ha nulla a che vedere con i concetti di “fortuna” o “sfortuna” e simili, ha a che vedere con il concetto di preparazione, che è una cosa diversa e che… si allena!
Chiarito questo ultimo passaggio ecco l’esempio di routine che ti avevo promesso; non starò a descriverti tutti i singoli dettagli perché sarebbe troppo lungo e poco utile ai fini di questo articolo, mi fa però piacere darti almeno i macro passaggi perché, come ti dicevo, penso che aiutino a chiarire il concetto.
Questa routine la sto utilizzando con una giovane sciatrice molto promettente con cui sto lavorando da qualche mese. Quello che ho messo a punto insieme all’atleta, le serve per prepararsi al meglio immediatamente prima della partenza ed inizia circa una decina di minuti prima della sua discesa.
Tutto parte quando si cambia e si sveste per rimanere solo con la tuta; mentre si sveste, prende il suo tempo e si concentra visualizzando la gara.
Non appena ha finito di svestirsi e cambiarsi, prende il lettore MP3 e ascolta due sue canzoni preferite che la aiutano ad entrare e mettersi in un super “state” e in una super fisiologia per la discesa.
Finite le due canzoni, toglie gli auricolari e cambia completamente “state”, entrando in uno stato di grande concentrazione e focalizzazione, facendo sparire tutto quello che c’è intorno a sé e pensando solo alla partenza.
Appena la chiamano al cancelletto inizia l’ultimo passaggio della sua routine.
Prima di salutarti ci tengo a specificare una cosa, la routine va creata con l’atleta, sull’atleta, va fatta “su misura” sulla base delle sue necessità, delle cose di cui ha maggiormente bisogno, degli stati d’animo che gli serve sperimentare nelle diverse condizioni.
Se necessario la routine può anche cambiare con il tempo perché magari cambiano le condizioni o semplicemente cambia l’atleta. Non pensare di trovare una routine che funziona per una cosa e di poterla applicare pari pari in un’altra situazione… potrebbe non funzionare altrettanto bene!
Un saluto e alla prossima!